DOC Alto Piemonte: sì o no? Con oltre 350 vini DOC e quasi 100 vini DOCG in circolazione, ha senso proporre una nuova DOC, soprattutto tenendo conto che non tutte quelle esistenti hanno una “giustificazione forte”, e servono quasi più da calderone in cui buttare “di tutto un po’”?

Può avere senso se la DOC in questione diventasse un traino per una zona vinicola, quella dell’Alto Piemonte, che potrebbe esprimere – e in parte già esprime – tantissimo a livello qualitativo, ma che rispetto ad altre realtà è penalizzata dal fatto di essere comunicata poco al di fuori dei ristretti confini territoriali.

Sulla scia di esempi ormai stranoti come la DOCG del Chianti, una DOC Alto Piemonte potrebbe andare a raccogliere la produzione di un’area geografica chiaramente delimitata e con delle caratteristiche morfologiche e di composizione del terreno peculiari, se non addirittura uniche.

Sebbene in maniera informale, l’idea sta cominciando a circolare fra diversi produttori dell’Alto Piemonte, che potrebbero avvalersi di questa ipotetica DOC come di un marchio forte per proporre i propri vini “oltreconfine”.

“Ci sono delle zone coerenti dal punto di vista dei suoli, che andrebbero a mio avviso accorpate per fare in modo che ci sia più massa critica, come ad esempio le zone di Ghemme, Sizzano, Fara, Briona…”, ha commentato Francesco Quarna, voce di Radio Deejay e vignaiolo a Ghemme (NO), durante la puntata che lo ha visto ospite di Mosto podcast.

Una DOC di questo tipo, secondo alcuni, avrebbe più senso di DOC “deboli” come ad esempio quella delle Colline Novaresi. Definizione, quella di “colline novaresi”, che come fa notare Francesco “è un ossimoro, perché nessuno mai assocerebbe a Novara l’idea di una collina”.

Accorpare DOC come Colline Novaresi, ma anche Coste della Sesia, sotto un unico cappello, potrebbe nell’opinione di alcuni dare tutto un altro peso alla produzione locale.

Naturalmente per poter realizzare un progetto di DOC Alto Piemonte bisognerebbe mettere d’accordo un buon numero di produttori locali, e soprattutto convincere chi già si avvale delle DOC esistenti e non ha intenzione – per motivi svariati – di andare “contro la tradizione”.

Insomma, la strada che conduce verso una DOC Alto Piemonte è decisamente lunga. Ma cominciare a parlarne apertamente e a livello ufficiale potrebbe essere di aiuto – qualunque sia poi l’esito di questa discussione – a comprendere come promuovere al meglio i vini locali.

In attesa di sviluppi, chiacchiereremo sicuramente dell’argomento con gli ospiti di Mosto, nelle prossime puntate del podcast… stay tuned!